Lo xenodochio di San Benedetto di Montelungo

XENODOCHIO DI SAN BENEDETTO DI MONTELUNGO


L’ospedale di San Benedetto si trovava sul versante lunigianese del passo della Cisa, lungo il percorso della Via Francigena. La prima menzione scritta dello xenodochio è del 772, nel diploma in cui Adelchi confermava al monastero di San Salvatore di Brescia un ente religioso "in loco que dicitur Monte Lungo".

L’ospedale era però di origine anteriore, come testimonia l’epigrafe longobarda di Leodgar del 1752, ritrovata nelle pieve di Sorano di Filattiera e oggi conservata nella chiesetta di San Giorgio nella parte alta del paese: "Benedicti almifici fundavit dochium aula".

Come ospedale di pellegrini viene ricordato nel diploma degli imperatori Lotario e Lodovico II dell’8 dicembre 851. Appare poi citato varie volte insieme allo xenodochio di Santa Maria della Cisa di Berceto, all’altro lato del passo di Monte Bardone. Importante la menzione negli itinerari lungo la Via Francigena dell’arcivescovo di Canterbury Sigerico del 990, come Sce Benedicte, e di Filippo Augusto, re di Francia, del 1191.

Nel 1014 un diploma di Enrico II lo indica come appartenente all’abbazia di san Salvatore di Leno, insieme a Pontremoli, Mulazzo, Talavorno, Arcola e altri.

I diplomi dei diversi imperatori a favore dell’abbazia di Leno si succedettero, tanto da entrare in contrasto con i vescovi di Luni a causa delle riscossione delle decime. Molto probabilmente, Guenzelao, abate di Leno, vessato da Guido, vescovo di Luni, si lamentò al Papa Niccolò II della situazione. Il pontefice decise che «decimas aut quascumque res ecclesie Dei per quadriennalem vel triennalem quietem sine contradictione possedere tunc secure in perpetuum haberent», e che «a modernis autem decimis episcopatibus subtraendis abstinerent omnimodis». L’abbazia di Leno quindi manteneva il diritto di tenere chiese e decime godute almeno da 30-40 anni, anche se il vescovo avrebbe potuto mostrare diritti più antichi.

Oggi dello xenodochio rimangono solo pochi ruderi.

La Via Francigena