LE PIEVI DELLA LUNIGIANA STORICA
Il termine pieve deriva dal latino "plebs, plebis", cioè plebe, indicando in epoca romana i plebei che lavoravano la terra attorno ai villaggi o alle fortificazioni. Con la caduta dell’Impero Romano, la mancanza di un’autorità chiara e visibile, creò una struttura sociale controllata dalla nascente gerachia ecclesiastica cristiana, soprattutto nelle zone montagnose, poco accessibili e controllabili dall’autorità centrale civile.
La diffusione delle pievi iniziò nel V secolo, ma solo dal IX secolo cominciarono ad avere un significato religioso, come circoscrizione ecclesiastica in cui venivano divise le diocesi, normalmente rappresentata da una chiesa rurale da cui dipendevano altre chiese e cappelle, successivamente sostituita dalla parrocchia.
Nella Lunigiana storica, le pievi avevano un fonte battesimale ed erano considerate matrici delle chiese minori e delle cappelle prive dei fonti battesimali. La loro posizione era legata alla alle vie di comunicazione che attraversavano il territorio: la Via Francigena, la Via del Volto Santo e diverse varianti che scendevano o salivano ai passi appenninici.
Nel caso della Lunigiana storica, ben trentacinque sono le pievi menzionate nel XII-XIII secolo dalle bolle pontificie di Eugenio III, Anastasio IV e Innocenzo III, poste in punti chiave, spesso accompagnate da un ospedale per i pellegrini. Delle 35 pievi, diciotto appartengono oggi alla diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, due alla diocesi di Lucca, una alla diocesi di Pisa e le restanti a quella di La Spezia, Sarzana e Brugnato.
Tra le più importanti, nell’alta Lunigiana si trova la pieve di Santo Stefano di Sorano a Filattiera, lungo la Via Francigena, luogo di ritrovamento di un’iscrizione longobarda sulla cristianizzazione della zona e nella Lunigiana orientale la pieve dei Santi Cornelio e Cipriano di Codiponte, posta sulla via del Volto Santo proveniente da Aulla.